Dissetante, rinfrescante e ricostituente il Virgin Bloody Mary che vi propongo è una vera delizia in bicchiere, ed è anche plant-based, senza glutine e analcolico.
Trattasi di un “mocktail” da poter gustare – più o meno ghiacciato – in qualsiasi momento della giornata!
Per chi non avesse familiarità con il mondo della miscelazione, parto dai termini base del glossario anglofono tipico:
- mixology, ovvero l’arte della preparazione dei cocktail e dei mocktail.
- I cocktail sono dei “mixed drink” (bevande miscelate), generalmente composti da un alcolico, un bitter (bevanda amara più o meno liquorosa), e un elemento zuccherino come lo sciroppo 1:1 (1 parte d’acqua + 1 di zucchero). La quantità degli ingredienti è variabile e le ricette sono tantissime, ce n’è per tutti i gusti.
- Il mocktail è la versione analcolica del cocktail, con la dicitura “virgin” (vergine) anteposta al nome del drink, per indicare che non contiene alcolici.
Tornando al nostro Bloody Mary. È un cocktail da servire durante il brunch. La colazione proposta durante il fine settimana che normalmente offre un mix di piatti e/o stuzzichini da prima colazione (breakfast) e pranzo (lunch).
In considerazione della lista degli ingredienti base di questo cocktail, soddisfa già da solo, va bene per brunch ben conditi ed è anche utilizzatissimo come cura post sbornia. Tanto che a questo cocktail è stato “ufficiosamente” dedicato il 1° gennaio come Bloody Mary National Day, una data perfetta per la cura 😉

È un cocktail da servire durante il brunch. La colazione proposta durante il fine settimana che normalmente offre un mix di piatti e/o stuzzichini da prima colazione (breakfast) e pranzo (lunch).
Le storie legate alla creazione di questo iconico cocktail americano sono tante, quella più diffusa parla di Monsieur Fernand Petiot, barman all’Harry’s New York Bar di Parigi, come il creatore del mixed drink che conosciamo.
Le date di riferimento vanno dal 1920 e il 1934 con una prima versione a base di succo di pomodoro e vodka (in parti uguali), creata dall’attore hollywoodiano George Jessel e in seguito perfezionata da Petiot.
Per il nome, potrebbe essersi credibilmente ispirato all’appellativo legato a Mary Tudor – figlia di Enrico VIII e Caterina d’Aragona – passata alla storia per le sue persecuzioni religiose dei protestanti durante il suo regno (Ingilterra e Irlanda 1553-1558), e per questo soprannominata “Bloody Mary” (Maria la sanguinaria).
C’è poi una versione più moderna che lega il nome di questo cocktail a una cameriera di nome Mary che lavorava al “Bucket of Blood Saloon” di Chicago (il secchio di sangue).
Più o meno nello stesso periodo del Bloody Mary, ci sono anche il cocktail Red Snapper che utilizza del London Dry gin al posto della vodka e il Bloody Fairy con l’assenzio; un po’ più tardi troviamo il Bloody Murder con gin, aceto nero, wasabi. Ma queste sono altre storie.
Ecco gli ingredienti base:
- Succo di pomodoro. La base sapida, dolce e leggermente acidula del drink. Senza di lui non si può parlare di Bloody Mary.
- Salsa Worcestershire – si pronuncia: wuus-tə-shər [ˈwʊstəʳʃəʳ]. È un’altra classica aggiunta al cocktail. Mi raccomando assicuratevi che sia la versione vegan altrimenti, oltre al tamarindo e una dozzina di altre spezie, troverete anche le acciughe.
◦ Un’alternativa (o aggiunta) potrebbe essere la salsa di soia (o la salsa tamari*). Certo non è la stessa cosa, ma è comunque un ingrediente ricco di umami. - Spezie. Qui c’è spazio per la creatività.
◦ Si parte dal classico pepe nero,
◦ seguito da origano e basilico (elementi tipici dell’insalata di pomodori). - Parte piccante. Alle spezie si può aggiungere:
◦ peperoncino (di piccantezza variabile),
◦ ma anche Tabasco rosso o verde. Sono entrambe piccanti, la differenza sta nel fatto che la versione verde è a base di peperoncini jalapeño (hala-pegno).
◦ Per liberare le vie respiratorie si possono utilizzare sia la radice di rafano che quella di wasabi (preferibilmente grattugiate fresche). - L’acidità è fondamentale. Suggerisco di aggiungere sempre una spruzzata di succo di limone, anche se quello del lime potrebbe essere un’alternativa più esotica.
- Decorazione. Se ne vedono di tutti i colori e per tutti i gusti, l’importante è offrire almeno un gambo di sedano servirà, a chi beve, per girare il drink… mentre si sta prendendo cura dei postumi di una sbornia. In questo caso anche qualche goccia di salamoia dei sottaceti o dei capperi può essere di grande aiuto 😉
- Vodka per la versione alcolica.
[* la salsa Tamari è 100% soia, perciò naturalmente senza glutine. La salsa comunemente chiamata di soia ha invece una componente a base di frumento e quindi contiene glutine]
A questo punto non mi resta che presentarvi la ricetta del nostro Virgin Bloody Mary plant based… Alla salute!